Il nero e l'argento
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Paolo Giordano
Il nero e l'argento
Cartonato,
118 pagine, 2014
Edizione
Mondadori Direct SpA per Mondolibri, Milano
su
licenza Giulio Einaudi editore SpA, Torino
ISBN
– 80-222-64-811-11-8
“Questa
è la storia di un amore giovane. Di una coppia felice e inesperta,
spaventata di scoprire, giorno dopo giorno, le molteplici forme
dell'abbandono. Perché anche le famiglie possono soffrire di
solitudine, proprio come le persone. Ad accudire in silenzio tutte le
incertezze, oltre a prendersi cura del loro bambino, ci ha sempre
pensato la signora A. Per questo, quando arriva un male a portarsela
via, si spalanca in casa un vuoto improvviso. Nora e suo marito
devono ancora accorgersi che il coraggio della signora A., ormai,
appartiene anche a loro”.
Paolo
Giordano
nasce a Torino nel 1982. Il suo primo romanzo “La solitudine dei
numeri primi” (2008), uscito in oltre quaranta paesi, ha ottenuto
un enorme successo, oltre prestigiosi premi come il premio Strega e
il premio Campiello Opera Prima. Nel 2011 ha pubblicato “Il corpo
umano".
“La
guardo, indeciso fra la commozione e l'invidia. La sua linfa scorre
chiara, limpida e copiosa a dispetto di tutto. Sono convinto che la
sua vitalità è inesauribile, che nulla, neppure il dolore più
definitivo, neppure il lutto più grave sarebbero in grado di
ostacolarla. In fin dei conti, non si è mai felici o infelici per
ciò che ci succede, si è una cosa o l'altra a seconda dell'umore
che ci scorre dentro, e il suo è argento fuso, il più bianco fra i
metalli, il migliore fra i conduttori, il riflettente più spietato”.
Diciamocela
tutta, ho letto questo libro solamente perché era una copia omaggio
delle tante che spesso ti offre il Club degli Editori. Non l'avrei
comprato, in caso contrario. Non perché non mi ispirasse, ma perché
in genere scarto a priori i libri con meno di 300 pagine. Lo so, è
una gran cavolata, perché non possiamo giudicare un libro dalle
pagine che ha, potrebbe averne 1000 e fare schifo (ed è già
capitato :/) e averne 100 ed essere stupendo. Questioni mentali mie.
In
ogni caso, il libro di Giordano, nella sua piccolezza, mi è
piaciuto. Avevo già letto “La solitudine dei numeri primi”, e ho
in programma di comprare anche “Il corpo umano”. Giordano scrive
bene, è molto emotivo, e questo si nota ancora di più perché
l'intero racconto è narrato in prima persona.
I
protagonisti, Nora, suo marito e il figlio Emanuele sono tratteggiati
benissimo. Non vi è una descrizione fisica, ma emotiva, emozionale,
che forse rende il personaggio molto profondo.
“Una
famiglia alle prime armi è talvolta anche questo: una nebulosa
contratta di egocentrismo a rischio di implodere.”
I
temi dell'amore
e della famiglia
sono due motori principali che muovono l'intero racconto: attraverso
le parole del protagonista, ci tuffiamo nel quotidiano delle mura
famigliari, che racchiudono serenità e paure. La serenità dovuta
alla famiglia appena costruita, all'arrivo di un figlio, alle piccole
cose del quotidiano.
Le
paure nate dall'incertezza, dal timore che un fragile equilibrio
possa improvvisamente cambiare, dal timore che manchi il coraggio per
andare avanti.
Le
paure nate dall'abbandono.
“Ci
districhiamo in fretta dai saluti e camminiamo fino a casa, noi tre
soli: due genitori e un piccolo spaventapasseri rattristato che non
ci lascia le mani se non quando arriviamo davanti alla porta, come a
dire che lui ha capito, ha capito che le persone si allontanano, le
persone se ne vanno e basta, per sempre, ma noi no, a noi non lo
permetterà, almeno fintanto che ci manterrà uniti così”.
L'abbandono
è la seconda colonna portante del libro. Attraverso la storia di
Nora e della sua famiglia apprendiamo anche la storia della signora
A., o Babette, che si prende cura della casa e del piccolo Emanuele
fino a quando il cancro, lentamente, inizia a consumarla, fino a
portarsela via. Babette diventa il punto di riferimento per la
piccola famiglia, una costante della loro vita.
L'arrivo
della malattia, la consapevolezza della morte e la sua scomparsa sono
vissute con smarrimento, come se un faro avesse smesso di fare luce e
la nave non sapesse dove andare.
Tuttavia,
è come se la coppia rinascesse, come se il lutto vi desse una nuova
forza, un nuovo coraggio con il quale affrontare le nuove difficoltà.
Considererei
“Il nero e l'argento” più che un romanzo, un racconto lungo, una
dolce ballata sospesa fra l'amore e la morte, ma dove il primo, tra
mille difficoltà, riesce a trionfare.
Bello,
scorrevole ma anche un po' impegnativo. Avrei preferito fosse più
lungo, ma forse avrebbe perso quel senso di “fiaba per adulti”
che ha nelle sue 100 e passa pagine.
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