Recensione: Uno schiaffo e una carezza di Ismaela Evangelista

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Mamma ha cominciato presto a presentare Nazario e me rispettivamente come uno schiaffo e una carezza. Ogni volta che incontrava qualche sua amica, non mancava di pronunciare quelle parole accarezzandoci le teste, una appoggiata al suo fianco destro e l'altra a quello sinistro a diverse altezze. All'inizio non mi chiedevo quale fosse il significato profondo della doppia denominazione che ci dava, nel tempo ho iniziato a sentire una certa soddisfazione perché cominciavo a rendermi conto che tra noi due ero io la carezza. Ed è stato tanto doloroso rendersi conto di quante responsabilità, invece, stavano addosso a quella parola.



UNO SCHIAFFO E UNA CAREZZA
Ismaela Evangelista

Casa editrice: Butterfly Edizioni
Genere: Narrariva
Collana: Tracce
102 pagine
Prezzo edizione cartacea: 9,90 euro

Il ricordo più amaro che Edoardo conserva della sua infanzia è la vergogna provata nell'entrare in chiesa, sotto gli occhi di tutto il paese, accompagnato da sua madre e dal fratello Nazario, che, preso da tic e scatti nervosi, attirava su di sé gli sguardi impietositi e talvolta disgustati degli altri. Quel fratello aveva una vita interrotta, era uno schiaffo in pieno viso per tutta la famiglia mentre lui, Edo, era la carezza e ciò lo caricava di una terribile responsabilità: salvare i suoi genitori dalla sofferenza e, dunque, non concedersi mai il lusso di deludere nessuno all'infuori di se stesso. Con una prosa intensa e commovente, Ismaela Evangelista tratteggia il profilo di una malattia difficile, la sindrome di Tourette, evidenziando con eguale sensibilità il dolore dei familiari ma anche le opportunità che bisogna imparare a sfruttare.

***

Difficilmente libri, soprattutto se brevi, riescono a dare forti emozioni, a lasciare un ricordo impresso indelebilmente nel lettore. Sfuggono via, si perdono negli anfratti della memoria e rare volte vengono ripescati. Uno schiaffo e una carezza no.  
Uno schiaffo e una carezza è un romanzo che ha il sapore del miele ma il retrogusto di aceto.
Che fa ridere con le labbra tese verso l'alto come se fossero trattenute da delle mollette.
Edoardo e Nazario sono fratelli, ed entrambi da giovanissimi devono affrontare ciò che di più brutto la vita ha deciso di mettere loro davanti: Nazario ha la sindrome di Tourette, Edoardo il peso di essere suo fratello. E questo peso si ingrossa, si ingrossa, fino a schiacciarlo e a impedirgli di vivere come gli altri, fino a farlo diventare un bambino adulto, disincantato, diffidente.

Ero maturo a un'età troppo breve, a pochi anni sentivo sulle mie spalle una grossa responsabilità: quella di non deludere i miei genitori che avevano già ricevuto una delusione attraverso mio fratello. Ero disposto a fare qualsiasi cosa ai loro occhi pur di essere la carezza che la vita gli aveva riservato prima di schiaffeggiarli. 

Nel romanzo ripercorriamo la storia di Nazario attraverso gli occhi di Edoardo, attraverso la sua vergona di essergli fratello, il timore di farsi vedere insieme a lui, di essere additato come il fratello del pazzo. E ripercorriamo anche il dramma di una famiglia la cui colonna scopre di essere corrosa dall'interno da una malattia insidiosa.

Così disse Maria: "Figlio mio, quando, dove, come deciderai di essere liberato da tutto questo?", mentre assisteva al suo calvario. Ma per Nazario non c'erano le frustrate di uomini ignobili, per lui c'erano le turbolenze della sua malattia complicate da ossessioni, ansia e depressione, deliri e allucinazioni. E se Maria subiva il dolore nelle membra alla vista del sangue di suo figlio sulla nuda terra, così toccò a mamma. 

Come un pittore sulla tela, la mano di Ismaela Evangelista ci tratteggia la storia di due adolescenti ormai vecchi, la storia di una famiglia che si chiude a guscio sulla stessa malattia.
Ricca di immagini suggestive, che rimangono impresse nella mente, la scrittura dell'autrice è sicura e non trema mai, neanche alle scene più crude che ti fanno arricciare le labbra e tuoi occhi cercano in tutti i modi di guardare altrove.
Ismaela ci racconta come una malattia possa stravolgere la vita di ognuno di noi, soffermandosi soprattutto su quel senso di vergogna che proviamo a vivere e a farci vedere in giro con un disabile, uno diverso da noi.
Uno schiaffo e una carezza è un romanzo di insicurezze e timori, dove la speranza giunge quando ormai è troppo tardi. E' però un romanzo dolce, perché il sangue è il sangue e l'affetto per una persona non muore mai, anche se questa non è come noi.

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